Racconto e commenti di Massimo Ferrari, Presidente Assoutenti Utp – aderente AMODO, sulla tre giorni in viaggio il 27-28-29 settembre 2020, tra gli ottimi servizi del trasporto collettivo elvetico, con incontri e verifiche sul campo nelle città di Lucerna, Berna, Briga e Zurigo. Organizzato da un gruppo di sei militanti genovesi di MobiGe e un amico italiano, sotto la regia di Carlo Pablo Severini, un italiano che vive a Lucerna ed è diventato entusiasta supporter del trasporto pubblico elvetico.
L’Eurocity provvisto delle nuove composizioni Giruno parte da Milano mezzo vuoto, ma a Lugano si riempie (tutti posti a sedere, intendiamoci): è incredibile come un’area metropolitana con quattro milioni di abitanti (il treno ferma anche a Monza) fornisca meno passeggeri del Canton Ticino. Altro che Europa: le frontiere nazionali contano come e più di un tempo!
A Lucerna, dopo aver preso le stanze in albergo, comincia la visita sulla rete di trasporto, basata essenzialmente su filobus, a due ma anche a tre casse. Quest’ultima versione è tuttora inibita dal nostro Codice della Strada, benché proprio a Genova la nuova rete di forza voluta dal sindaco Bucci (dopo aver archiviato il tram che aveva promesso in campagna elettorale) si dovrebbe basare proprio su questo tipo veicoli. Le strade a Lucerna sono strette, tortuose e spesso acclivi. Il filobus (sotto catenaria) si presta benissimo a superare le salite più impegnative.
Le linee di forza godono di corsie riservate con un sistema di semaforizzazione asservita. Vi sono però delle sezioni viarie strette, che non consentono la separazione col traffico privato. Allora il filobus comanda il rosso al flusso di auto proveniente in senso opposto, invade la corsia contromano, supera la fila di auto ferme e rientra sul corretto tracciato. Il tutto in pochi secondi, talvolta senza neppure rallentare. Una modalità che metterebbe a dura prova le coronarie dei funzionari di qualcuna delle molte autorità di sicurezza italiane. Ma di incidenti non si ha notizia.
Il lunedì ci si sposta in treno regionale a Berna per un incontro al Ministero dei Trasporti. La linea è a gran parte a semplice binario, ma gli incroci impegnano pochi minuti, come pure la separazione del convoglio verso diverse destinazioni. Ancora una volta le normative di (presunta) sicurezza non penalizzano il servizio. E neppure automobilisti, ciclisti o pedoni, visto che i passaggi a livello chiudono un paio di minuti prima del passaggio del treno. Da noi talvolta occorre attendere quasi un quarto d’ora. Così qualcuno scavalca le sbarre ed allora corre davvero grossi rischi.
Al Ministero ci accoglie il direttore del servizio legale, Peter Konig. Ci illustra le scelte che informano la politica elvetica in materia. Rispondendo alle domande, talvolta fornisce il suo punto di vista, precisando che si tratta di opinioni personali. Indipendenza di giudizio e correttezza informativa: caratteristiche rare ad altre latitudini.
La Svizzera conta otto milioni e mezzo di abitanti, di cui due e mezzo sono lavoratori stranieri regolarmente residenti. La voce trasporti impegna il 15 per cento del bilancio federale, seconda solo alla voce previdenza sociale (pensioni e sanità). Si tratta di parecchio denaro, speso però benissimo.
La rete ferroviaria (federale e cantonale) si estende per 5 mila chilometri; bus, battelli e mezzi a fune si spingono dove il treno non arriva, anche nei più remoti villaggi alpini con orari quasi sempre cadenzati e coordinati. Gli svizzeri hanno superato i giapponesi e sono primi al mondo per uso del treno: 2277 km a testa ogni anno (la Francia del Tgv si ferma a 1252, la Germania a 979, l’Italia a 666). E questo nonostante il basso costo del carburante e la quasi gratuità autostradale (40 franchi l’anno il prezzo della vignetta da apporre sul cruscotto)………….
Scarica e prosegui qui a leggere il racconto di Massimo Ferrari della tre giorni di viaggio sul trasporto pubblico svizzero.