Serve un turismo invernale dolce e sostenibile. Il rapporto Legambiente Nevediversa 2021

Serve un turismo invernale dolce e sostenibile. Il rapporto Legambiente Nevediversa 2021

604 443 Redazione

Legambiente presenta il nuovo rapporto Nevediversa 2021: il turismo invernale nell’epoca della transizione ecologica tra conflitti, discordanze e preoccupazioni, ma anche buone pratiche e nuove speranze.

Nel dossier anche un intervento di Alessandra Bonfanti, Legambiente e Anna Donati, portavoce AMODO, sulle opportunità del turismo dolce per la montagna, che costituisce una opportunità reale di cambiamento sostenibile del turismo del futuro.

“Con l’edizione 2021 di Nevediversa – dichiara Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente – vogliamo riportare l’attenzione sullo stato di salute dell’industria dello sci alpino e sugli ingenti costi ambientali e economici sostenuti per contrastare, secondo noi in modo sbagliato, gli effetti del cambiamento climatico, a cui si sommano gli effetti della stagnazione di un mercato maturo, con presenze in lieve, ma costante riduzione, sintomatiche di una crisi destinata a diventare irreversibile. Next Generation EU può rappresentare l’occasione giusta per attrezzare il Paese al cambiamento e affermare così un nuovo profilo anche nel mondo del turismo. Ma non con un’operazione di cosmesi sostenibile sull’esistente, piuttosto ridisegnando una strategia adeguata alle nuove domande di turismo e agli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici”.

Tornando in Italia, si stima che allo sci da discesa siano legati 400mila posti di lavoro, tra quelli diretti e quelli dell’indotto e il fatturato è tra i 10 e 12 miliardi di euro. Cifre che danno l’idea della grave perdita economica e sociale subita nella stagione invernale 20-21, a causa della pandemia e della chiusura degli impianti. Ma va detto che la crisi non è di quest’anno. I costi legati alla necessità dell’innevamento programmato sono in crescita: si stima una spesa annua di 100 milioni di euro, per imbiancare tutte le piste italiane. Già nel 2012, in base allo studio realizzato da Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, delle 60 società partecipate che gestivano all’epoca gli impianti di risalita, la maggioranza era in perdita, per un buco totale di 16 milioni di euro.

Sul fronte delle presenze turistiche, al di là delle difficoltà nelle valutazioni che si possono fare su un’annata anomala come quella che stiamo vivendo, si può osservare che il numero degli utenti delle piste (sci alpino, snowboard, freestyle) è pressoché stabile se non addirittura in leggero calo. Le previsioni Skipass 2020-21, prodotte a ottobre 2020 prima dell’inizio della seconda ondata di pandemia, segnalavano una flessione rispetto a 2019-20 dell’8,7% per lo sci alpino, dell’11,10% per lo snowboard mentre si osservava una crescita leggera per lo sci di fondo pari al 2,20%, e molto accentuata per le ciaspole con un 28, 90% in più, a conferma del trend degli ultimi anni. Il dossier presenta una mappatura dei comprensori sciistici con numeri e chilometri delle piste.

“La riflessione su come la dipendenza economica di vaste aree da un’unica fonte di reddito possa condizionare lo sviluppo locale ci ha portati a ragionare sugli aspetti socioeconomici della monocultura dello sci – spiega Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente -. Abbiamo cercato di capire meglio come si possano evitare gli errori del passato e costruire una visione alternativa imparando a prevedere gli eventi anche dal punto di vista economico, con un nuovo sguardo pianificatorio. Le località sotto i 1800 metri di quota sono da destinare a nuove forme di turismo oltre lo sci da discesa e non c’è più motivo che vi siano mantenuti i contributi per lo sci alpino. Per le altre stazioni più in quota, gli investimenti dovrebbero essere indirizzati a un processo di diversificazione. Si dovrebbe costruire una proposta innovativa in grado di integrare la stagione invernale con pratiche soft che permettano di fruire del territorio anche se non c’è neve e con una maggior valorizzazione delle stagioni estive, autunnali e primaverili. Le destinazioni emarginate dallo sviluppo turistico di massa devono essere incentivate e sostenute negli investimenti verso strategie imprenditoriali totalmente innovative e di sistema”.

Per saperne di più scarica qui il rapporto Legambiente NeveDiversa 2021

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