Lungo lo Stivale: in bicicletta da Milano a Santa Maria di Leuca

Lungo lo Stivale: in bicicletta da Milano a Santa Maria di Leuca

398 286 La Redazione

Lungo lo Stivale: in bicicletta da Milano a Santa Maria di Leuca

Un commento di Anna Donati

E’ l’impresa di una donna, Diana Facile, per tornare a viaggiare dopo il duro lockdown, raccontata in un libro. È la voglia di fare una esperienza mai vissuta, quella di pedalare su due ruote (e senza possedere una bicicletta). La voglia di scoprire l’Italia, la sua bellezza, incontrare amici e amiche, visitare borghi e paesi, dopo aver viaggiato in tutto il mondo zaino in spalla.

Posso riassumere così il viaggio “folle” in bicicletta di Diana Facile, che a maggio 2021, prende a prestito una bicicletta e senza allenamento e senza esperienza, pedala per 1200 km da Milano dove vive, fino a Santa Maria di Leuca in Salento, dove vivono i suoi genitori. E’ dalla sofferenza del dover stare fermi e chiusi in casa durante la pandemia che questa avventura ha origine, dal desiderio di conoscere l’Italia di prossimità mai davvero apprezzata perché sempre curiosa del resto del mondo che ha a lungo visitato e su cui da tempo ha aperto un blog (www.laglobetrotter.it), un
viaggio che è anche un a sfida con se stessa e la voglia di essere sempre “on the road” e superare i propri limiti.

E l’impresa riesce, tappa dopo tappa, ospite di amiche e amici o di meravigliosi B&B dedicati all’accoglienza del viaggiatore, ricchi di storie da raccontare, cercando di evitare anonimi alberghi che non trasmettono calore ed umanità.

Essere ospite di persone del luogo si rivela sempre la scelta migliore, sono amici ed amiche, alcune incontrate nei viaggi nel mondo, o persone che si offrono di volta in volta dal gruppo su facebook di cicloviaggiatori/ici a cui si rivolge.

In qualche tappa vi sono amiche ed amici che pedalano con lei e piano piano prende confidenza con la bicicletta e il segreto delle marce (così lei chiama i cambi) per poter affrontare le salite, pedalare controvento, allungare i chilometri da fare ogni giorno.

Attraversa la pianura padana, visita Lodi, Cremona, Parma, Modena, Bologna, Faenza, Ravenna, Rimini e poi giù verso le Marche, Abruzzo e Molise, lungo la costa adriatica. Assaggia il buon cibo locale, il buon vino ed i meravigliosi borghi italiani, tra cui Montechiarugolo, Dozza imolese, Brisighella sull’appennino tosco romagnolo, pieno di fascino e ricco di storia.
Sulla via Emilia e lungo la Strada Statale 16 Adriatica sente la paura della strada affollata di TIR, di auto che corrono veloci, più va a sud e meno conoscono la bicicletta; quindi, cerca sempre di trovare strade alternative su cui sentirsi al sicuro. Ma non è un’impresa facile, perché mancano in Italia le strade ed i percorsi sicuri per chi usa la bicicletta ogni giorno e per i cicloturisti, le ciclovie sono ancora troppo poche e quella prevista lungo la costa adriatica ancora in progettazione tranne brevi tratti locali già costruiti. Ma ha modo di apprezzare la Ciclovia del Sole nel tratto appena inaugurato per arrivare a Bologna, la Bicipolitana di Pesaro, la greenway della Costa dei Trabocchi tra Vasto ed Ortona, che però è ancora in costruzione ed è incompleta.

In due casi, quando davvero il rischio è troppo alto, sceglie di prendere il treno per scavallare tappe pericolose e lo fa con senso di colpa perché il suo è un viaggio in bicicletta. (in un caso scopre che la domenica il treno non viaggia!) Tranquilla Diana avrei voglia di dirle, il treno è un mezzo sostenibile e che si dovrebbe integrare con la bici come chiedono da sempre le associazioni come la Fiab e AMODO, l’Alleanza per la Mobilità Dolce, che non a caso sta lavorando per un Atlante della Mobilità Dolce che integri, treno, ciclovie, cammini borghi, parchi e siti Unesco. Anche su questo fronte c’è molto da fare in Italia.

Lungo il viaggio scopre di conoscere poche le Marche con magnifiche viste verso il mare e i monti sibillini; quindi, decide di approfondire la visita a Pesaro, Senigallia, Macerata, Porto Recanati, Loreto con la sua basilica, le spiagge di Numana e Sirolo, Porto San Giorgio, Fermo nell’entroterra.

Poi verso l’Abruzzo con la ciclabile che corre lungo le spiagge verso Pescara, nuove amiche, visite ai borghi dell’entroterra, con all’orizzonte il Gran Sasso e la Maiella, la costa dei trabocchi da Ortona e Vasto, Termoli ed infine l’arrivo in Puglia.
In Provincia di Foggia nella Capitanata, il caldo estivo si fa atroce ed ormai vicino ai 40 gradi, sulla Strada Statale il pericolo ed il traffico sono reali e l’acqua non basta mai, e come se non bastasse anche un gruppo di cani randagi si aggrega, abbaia, insegue e Diana ha davvero paura. Ma non molla, pedala forte, consuma le sue ultime energie e l’acqua sta per finire, ma piano piano i cani mollano e decide di andare alla Stazione di Poggio Imperiale per prendere il treno per Foggia. Ma è domenica i treni non ci sono e lo sconforto la assale: c’è sempre in ogni viaggio del cicloturista una giornata così, in cui ti domandi chi te l’ha fatto fare.
Decide di prendersi una pausa, chiama un B&B locale, beve, si riposa e cerca di superare la crisi.

Decide di accelerare perché la Puglia è lunga e lei deve arrivare a Santa Maria di Leuca ad ogni costo, se sarà necessario userà anche il treno, partirà all’alba per avere più fresco e cercherà di ridurre le tappe da persone amiche. Trani, Molfetta e Bari che visita rapida, Polignano a Mare piena di turisti, Monopoli, Ostuni la città bianca che visita al tramonto. Poi le ultime tappe verso Lecce ed il faro di Leuca, c’è anche un colpo di sole e troppo caldo ad affaticare Diana, ma in un casolare del posto trova acqua e ristoro.

Anche su questo Diana deve ricredersi: era convinta che l’ospitalità che ha trovato a tutte le latitudini del mondo in Italia fosse estinta. Invece no, ovunque dal nord al sud, ha trovato persone disposte a darle informazioni, acqua, cibo, ospitalità ed anche incoraggiamento per la sua impresa.

Poi l’ultima tappa ed all’orizzonte si profila il Faro di Santa Maria di Leuca, che “ dal 1866 vigila sulla marina e illumina la notte ai naviganti: come tanti prima di me c’è l’ho fatta anche io!” scrive Diana a conclusione del suo racconto di viaggio su due ruote. Adesso non resta che andare a casa dei suoi genitori a Leuca, ignari della sua lunga pedalata e della sorpresa che li attende “senza causargli un attacco di cuore”.

Il racconto si conclude così, non sappiamo come poi sia andata davvero con i genitori e ci resta questa curiosità. Ma la meta è raggiunta, l’impresa con la sua alleata bicicletta e la sua forza d’animo per tornare a viaggiare sono diventati una bella realtà da raccontare e rivivere.

Il libro: DIANA FACILE. Lungo lo Stivale. Su sue ruote tra i racconti d’Italia.
Alpine Studio. Edizione aprile 2022
cliccare qui per la scheda del libro sul sito della casa editrice

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