Dalle Marche al Friuli, i territori della ricostruzione possibile
domenica 5 marzo da Macerata parte ufficialmente il mese della Mobilità dolce con il convegno “Il turismo lento come volano per la rinascita delle aree terremotate”, città simbolicamente scelta per affermare che la ricostruzione dell’Italia Centrale duramente colpita dal sisma non può prescindere da infrastrutture sostenibili secondo i principi della Mobilità Dolce.
Co.Mo.Do. chiede, dunque, che vengano previste risorse per il ripristino delle ferrovie, il rinforzamento delle tratte ferroviarie minori, piste ciclabili e cammini lungo i sentieri secondari dei parchi. Un modo propositivo per permettere, a questi luoghi di grande vocazione turistica, di ripartire riattivando proprio quelle infrastrutture dolci nel paesaggio di ripercorrerlo il prima possibile perché facciano da volano per la ripresa.
Il mese della Mobilità Dolce si chiuderà infine in Friuli, duramente segnato dal devastante terremoto nel 1976, simbolo della “ricostruzione possibile”, Qui si svolgerà un convegno il 31 marzo, poi il 1 e 2 aprile Udine per poi arrivare alle linee transfrontaliere in Friuli, per sottolineare come con il treno si possano oltrepassare i confini e legare geografie apparentemente lontane.
Proprio l’amministrazione Regionale del Friuli ha recentemente deciso di riattivare la ferrovia Pedemontana Sacile Gemona, interrotta alcuni anni fa da una frana e di cui si temeva il definitivo abbandono. La riapertura riguarderà sia il servizio di pendolari e studenti, segnatamente nei giorni feriali, sia i treni turistici, soprattutto nel fine settimana. Se opportunamente integrata con le altre forme di mobilità sostenibile, in primis con l’escursionismo a piedi e in bici, pensiamo che la scelta friulana possa trasformarsi in un grande successo, come è avvenuto in Alto Adige con la linea Merano Malles, dove si lavora alla elettrificazione per far fronte alla crescita esponenziale del traffico.
Un aspetto non trascurabile ma, al contrario, da sottolineare è la funzione delle ferrovie in caso di calamità, come avvenuto per L’Aquila nel 2009 dove sono state utilizzate per un primo intervento della Protezione Civile. Hanno, quindi, dimostrato la propria utilità, che era messa in discussione da chi, in tempi non lontani, ne preconizzava addirittura la chiusura, come nel caso della Terni- L’Aquila o delle tratte per Ascoli e Teramo. Le ferrovie, in Centro Italia, sono state risparmiate dal sisma, aspetto che dovrebbe incentivare al loro utilizzo e potenziamento investendo in queste ferrovie parte dei fondi. Laddove invece il terremoto le aveva colpite, per esempio quelle del Belice nel 1968, ne decretò il successivo e definitivo abbandono. Vista la vicinanza di Udine ai confini orientali del nostro Paese – e nell'approssimarsi del centenario dalla fine della Grande Guerra, che proprio tra quei monti fu sanguinosamente combattuta – sarà organizzata una Maratona Ferroviaria attraverso i confini che separano l’Italia dalla Carinzia austriaca e dalla Slovenia. Lungo ferrovie che sono state percorse da grandi espressi europei tra Venezia e Vienna, tra Monaco e Belgrado, persino tra Parigi e Istanbul e che oggi sono colpevolmente sottoutilizzate. Basti pensare come tra Trieste e Lubiana (la capitale più vicina alle frontiere italiane) da qualche anno non circoli più alcun treno passeggeri.
“In un momento in cui molti vogliono erigere muri per difendere le piccole patrie – conclude il presidente di Co.Mo.Do. – in una stagione in cui il vento dei nazionalismi e dei particolarismi torna a soffiare impetuoso nei cieli dell’Europa, Co.Mo.Do. e tutte le associazioni confederate desiderano lanciare un messaggio di pace e di fratellanza ai popoli vicini, che si concretizzi anche attraverso la ricucitura dei collegamenti ferroviari transfrontalieri riaprendo i cammini che hanno consentito alle diverse culture di conoscersi e di rispettarsi”.