Torna in auge la ferrovia Rimini-San Marino?

Torna in auge la ferrovia Rimini-San Marino?

928 614 La Redazione

Un intervento di Massimo Ferrari, Presidente UTP, CS AMODO

Proprio al termine del proprio mandato, ad ottobre 2022, il Ministro del Turismo uscente, Massimo Garavaglia, ha stanziato due milioni di euro destinati ad uno studio di fattibilità per la riapertura della ferrovia Rimini – San Marino, d’intesa con il Segretario di Stato della piccola Repubblica, Federico Pedini Amati, e con Fondazione Fs, il cui Direttore, Luigi Cantamessa, si era recato nel corso dell’estate in visita ai piedi del Monte Titano, manifestando vivo interesse per il progetto.

Il trenino Bianco – Azzurro, voluto da Benito Mussolini, che, non a caso, era forlivese e passava le vacanze a Riccione, ebbe vita breve: viaggiò, infatti, appena 12 anni, dall’inaugurazione avvenuta nel 1932 all’interruzione, causata dagli eventi bellici lungo la linea Gotica nel 1944. Eppure quella lontana stagione è sempre rimasta nel cuore degli abitanti della Riviera Romagnola e dei Sammarinesi, che anni addietro restaurarono persino un breve tratto di linea e ricoverarono in una galleria un convoglio d’epoca
scampato alla distruzione.

Purtroppo, la Rimini – San Marino non venne ricostruita nel dopoguerra, a differenza della meno nota linea per Novafeltria, che riprese a funzionare fino al 1960, quando lo sviluppo della motorizzazione ebbe il sopravvento. Il trenino Bianco Azzurro, a trazione elettrica e scartamento ridotto, avrebbe forse potuto avere sorte migliore, visto il successo turistico di massa che, a partire dai primi anni Sessanta, baciò Rimini e dintorni, oltre al fascino della antica Repubblica sopravvissuta come un’enclave medioevale ai rivolgimenti che hanno stravolto i confini europei.

Ripristinare oggi la ferrovia di San Marino ha dunque un sapore di pura nostalgia? In parte non lo si può negare. E, del resto, il successo dei treni storici di Fondazione Fs sta lì a dimostrare come il gusto dei viaggi vintage sia una potente molla per gli escursionisti dei nostri giorni. Ma il treno alle pendici del Titano potrebbe anche costituire una soluzione innovativa e razionale per inserire San Marino nella rete dei collegamenti nazionali.

Da Rimini a San Marino, attualmente funziona un servizio di bus internazionale (non tpl, dunque) a prezzi di mercato: biglietto a 6 euro. Ci sono otto coppie di corse in una normale giornata feriale che scendono a sei di domenica (quando ci sarebbero più turisti). Il tempo di percorrenza è fissato in 50 minuti, traffico permettendo, s’intende. Tutto sommato un servizio più che decoroso che, tuttavia, non esercita molto appeal sulla clientela potenziale. Ad usare il bus sono soprattutto studenti e badanti. I Sammarinesi abitualmente scendono a Rimini in auto e, magari, la parcheggiano alla stazione se vogliono raggiungere
in fretta Bologna o Milano. I turisti salgono in auto a San Marino e poi impazziscono per trovare un parcheggio. In treno le cose andrebbero decisamente meglio.

Più in generale, però, se si volesse davvero promuovere il turismo nell’entroterra – dotato di borghi storici, paesaggi incantevoli ed eccellenze eno gastronomiche – bisognerebbe fare in modo che i centri costieri, Rimini e Riccione in primis, diventino gli hub su cui concentrare l’offerta di servizi di mobilità autenticamente sostenibile. Corse di autobus integrate (a Rimini l’interscambio è già discreto), ma anche punti di noleggio per bici e monopattini, possibilmente con possibilità di “drop off”, ossia di riconsegna
del mezzo in una diversa velostazione.

E’ opportuno considerare che lo sviluppo della pedalata assistita e dei monopattini elettrici estende di molto il raggio di appetibilità di questi mezzi non solo in senso geografico, ma anche verso categorie di potenziali clienti non particolarmente sportivi o avanti con l’età. E l’uso combinato treno-bici o monopattino elettrici (sia trasportato a bordo, dove è possibile, sia noleggiato all’arrivo) rende l’uso della ferrovia più interessante, anche per località non propriamente vicine alle stazioni.

In quest’ottica si può pensare seriamente a ricostruire una linea come la Rimini – San Marino o recuperare più a sud, oltre il confine marchigiano, una ferrovia come la Fano – Urbino, ferma da 35 anni, ma il cui sedime è ancora recuperabile, in modo che il treno (meglio ancora un servizio più snello e frequente come il tram treno) possa tornare in una città universitaria di primaria importanza artistico culturale, quale la capitale del Montefeltro.

 

La gallery sottostante si riferisce al primo momento  del progetto di recupero, nel 2015.

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