Sul miliardo per i borghi del Pnrr bisogna correre ma no ai finanziamenti a pioggia. Dobbiamo indicare una strada, servono modelli e prototipi che dimostrino che se si interviene concretamente su un piccolo borgo lo si può ripopolare costruendo gli una vocazione. Se questo strumento funziona poi verrà copiato aggiungendo le risorse private a quelle già messe dallo Stato. L’investimento sui borghi oggi non è più un’esigenza per chi ci vive ma un’occasione economica per il Paese”.
Lo ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, intervenendo alla conferenza “Borghi, comunità e territori. Legge 158/17 e PNRR per un’Italia che fa l’Italia” organizzato dalla Fondazione Symbola nell’ambito del Festival della Soft Economy il 7 settembre 2021.
“Non servono finanziamenti a pioggia – ha proseguito Franceschini – serve invece un’inversione di tendenza per far rinascere i borghi. Stiamo lavorando con le Regioni e l’Anci affinché si possano individuare dei siti, con determinate caratteristiche – borghi piccolissimi, quasi del tutto disabitati – a cui attribuire una vocazione prevalente su cui lo Stato possa impiegare le risorse per interventi sul patrimonio pubblico e privato. Per vocazione intendo quella turistica con un hotel diffuso, ma anche quella della formazione con un ente di ricerca di un’università o quella sanitaria come potrebbe essere una residenza sanitaria per anziani. Se funziona e si vede che un borgo condannato a crollare viene ripopolato e se la gente trova lavoro, quel borgo può diventare un modello”.
“Dovremo poi ricostituire nel ministero, in accordo con quello del turismo, un organismo che renda strutturale il coinvolgimento di tutte le associazioni e le realtà che si occupano di borghi e, inoltre, dovremo intervenire con forza anche con norme che agevolino l’apertura di piccole attività commerciali perché sono quelle che fanno la vita del territorio e hanno una funzione sociale fondamentale. Talmente forte che lo Stato non solo non deve chiedere niente, ma deve dare, esentando da tutte le imposte o addirittura dando degli incentivi per la riapertura”.